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Lo Iodio

Lo Iodio è un micronutriente essenziale al nostro organismo per la sintesi degli ormoni tiroidei. Il suo fabbisogno è variabile a seconda dell’età del soggetto e incrementa in alcune condizioni (es. gravidanza, allattamento). Lo Iodio si trova nelle alghe marine, nel pesce e nei crostacei e, per legge in Italia dal 2005, si trova nei supermercati anche addizionato al sale marino.
La carenza di Iodio può portare ad un incremento delle dimensioni della tiroide (gozzo) e alla formazione di noduli tiroidei e, in casi di deficit severo, anche alla riduzione della sintesi degli ormoni tiroidei e di conseguenza all’ipotiroidismo.
Quindi, come recitava la campagna dell’Istituto Superiore di Sanità: “Poco sale, ma iodato”. Non serve infatti consumare elevate quantità di sale, che potrebbero portare a effetti non desiderati (es. aumento della pressione arteriosa), ma ricordarsi di scegliere e acquistare il sale di tipo iodato!

Tiroide, ormoni e peso

S. mi racconta che dopo l’ultima gravidanza ha preso 9 Kg e nonostante un regime dietetico ferreo non riesce a calare di peso. “Avrò problemi alla tiroide Dottoressa?”.
Tra le numerose funzioni alle quali presiedono, gli ormoni tiroidei sono deputati al controllo del metabolismo corporeo e del consumo energetico. Una riduzione nella loro produzione può portare ad un rallentamento del metabolismo, a un minor consumo di nutrienti e quindi ad un loro accumulo, anche sotto forma di tessuto adiposo.
Gli esami di funzionalità tiroidea (dosaggio sierico di TSH reflex) ci consentono di mettere in evidenza questa possibile causa endocrina di sovrappeso e obesità. Tuttavia la tiroide non è unica responsabile del regolamento endocrino del peso corporeo. Un iperproduzione di cortisolo o uno scorretto utilizzo periferico dell’insulina, in un quadro definito insulino-resistenza, possono a volte essere i responsabili di un incremento ponderale.
Compito dell’Endocrinologo è escludere possibili cause ormonali alla base dei quadri di sovrappeso e obesità, in modo che regime alimentare e attività fisica riescano ad avere i migliori risultati sul controllo del peso corporeo.

Tiroide e gravidanza

G. è affetta da molti anni da ipotiroidismo su base autoimmune per una tiroidite cronica di Hashimoto. Due settimane fa ha scoperto di essere incinta. Arriva da me molto preoccupata chiedendomi: “Dottoressa è possibile che il bambino abbia dei problemi a causa della mia malattia?”.
Nei primi tre mesi della gravidanza nel feto la tiroide non si è ancora formata e per questo il fabbisogno di ormoni tiroidei è coperto interamente dalla ghiandola materna. Gli ormoni tiroidei sono fondamentali per una corretta organogenesi, ovvero per la formazione degli organi e tra questi anche l’encefalo. Una carenza importante di ormoni tiroidei materna può quindi portare a malformazioni fetali e nei casi più gravi al cretinismo, cioè a un deficit dello sviluppo mentale del nuovo nato.
L’Endocrinologo è in grado di seguire la paziente nel corso della programmazione della gravidanza e nel suo svolgimento, al fine di mantenere un adeguato compenso ormonale in questa fase delicata.
Per pazienti affette da ipotiroidismo in fase di programmazione di gravidanza e non appena si scopra lo stato interessante è necessario sottoporsi ad esami di funzionalità tiroidea e a successiva valutazione specialistica.

L’importanza dell’ecografia tiroidea

La tiroide è un organo impari e mediano localizzato in sede cervicale anteriore. E’ possibile visualizzarne aspetto, misurarne le dimensioni e rilevare la presenza di eventuali noduli posizionando il paziente sdraiato su un lettino con il collo in iperestensione e appoggiandovi una sonda ecografica.
L’ecografia è un esame semplice, rapido e non invasivo che ci consente di ottenere molte più informazioni rispetto a quelle legate al semplice esame obiettivo del collo (l’ispezione e la palpazione della regione cervicale anteriore, che è in grado di rilevare solo noduli di dimensioni discrete).
Inoltre con la tecnologia Color Doppler è possibile studiare la vascolarizzazione della ghiandola e quella di eventuali noduli.

I noduli tiroidei

In Italia la prevalenza di noduli tiroidei nella popolazione oscilla tra il 50 e il 75%. La maggior parte di questi noduli sono benigni (adenomi, cisti) e solo una percentuale tra il sei e l’otto per cento risulta essere un tumore maligno (carcinoma).
Molto spesso i noduli si formano per una carenza di Iodio, e in alcuni casi alla base vi è anche una familiarità per tale patologia.
L’ecografia tiroidea consente di rilevare la presenza di noduli e di descriverne caratteristiche e dimensioni, in modo da tenerle monitorate nel tempo o decidere di sottoporre quel nodulo ad un ulteriore indagine: l’agoaspirato. Questo esame, sotto guida ecografica, consente di campionare delle cellule per analizzarle e valutarne la natura. L’agoaspirato viene eseguito ambulatorialmente e non richiede anestesia.

Ipotiroidismo autoimmune e sua terapia

L’ipotiroidismo, cioè il ridotto funzionamento della ghiandola tiroide, è una patologia estremamente diffusa. Alla base vi è frequentemente una patologia autoimmune (la tiroidite cronica di Hashimoto), che porta il corpo a reagire contro la propria tiroide producendo degli auto-anticorpi (Anticorpi anti Tireoperossidasi) danneggiando il parenchima tiroideo fino a ridurre la possibilità di sintetizzare ormoni.
Il corpo entra quindi in una sorta di “letargo” e inizia a funzionare a “regime ridotto”. Tra i segni e sintomi che più frequentemente il paziente ipotiroideo può sperimentare ricordiamo: astenia, incremento ponderale, deficit mnesici, tono dell’umore deflesso, calo del desiderio sessuale, bradicardia, intolleranza al freddo.
La terapia, che andrà assunta cronicamente visto il tipo di danno subito dalla ghiandola, è la terapia sostitutiva con l’ormone tiroideo, Levo-tiroxina, che l’organismo non riesce più a produrre, a un dosaggio variabile a seconda di diversi fattori, tra cui il peso corporeo.

Ipotiroidismo post-chirurgico e sua terapia

F. ha appena effettuato una valutazione chirurgica per un voluminoso nodulo tiroideo e mi espone le sue perplessità: “Dottoressa, dopo l’intervento dovrò assumere per sempre una pastiglia?”.
L’intervento di tiroidectomia, cioè di asportazione della ghiandola tiroide, può rendersi necessario in diverse occasioni. Tra queste la presenza di noduli, l’incremento di volume della ghiandola (il gozzo), l’iperfunzione della ghiandola stessa o la presenza di tumori.
Successivamente all’intervento sarà necessaria l’assunzione dell’ormone tiroideo, che il paziente non sarà più in grado a quel punto di produrre.
L’Endocrinologo è in grado di impostare la terapia più opportuna per il paziente tenendo conto di diversi fattori, tra i quali fondamentali è l’esito dell’esame istologico.

Ipotiroidismo

D. giunge in valutazione poiché da alcuni mesi ha perso peso senza motivo, si sente agitato e nervoso, dorme poco, ha tremori e palpitazioni. Mi dice: “Il medico di famiglia mi ha fatto eseguire alcune analisi e ho scoperto di avere la tiroide che lavora troppo”.

L’ipertiroidismo è un quadro di iperfunzione della ghiandola tiroide. Alla base vi possono essere solitamente o una patologia autoimmune (il Morbo di Basedow) o l’iperfunzione di noduli tiroidei.

Un eccesso di ormoni tiroidei può portare a calo ponderale, diarrea, tachicardia, agitazione psico-fisica, tremori, insonnia e ad altri segni e sintomi legati alle loro numerose funzioni.

L’Endocrinologo è in grado di porre diagnosi mediante il dosaggio di alcuni esami ematochimici (solitamente TSH, fT3 e fT4 ed eventualmente di anticorpi specifici), può suggerire eventuali accertamenti aggiuntivi (scintigrafia e/o ecografia tiroidea) ed impostare una terapia per controllare la malattia.